Quando qualcosa non va nel comportamento del nostro cane ad essere ammalata è in primo luogo la nostra relazione con lui, ma noi abbiamo il potere di riequilibrarla, recuperando consapevolezza, capacità di comunicazione e coscienza del nostro dovere educativo verso il cane. Modificando i nostri comportamenti abbiamo la possibilità di indurre il cane a cambiare i suoi, che, seppur indesiderati ai nostri occhi, per lui sono corretti, perché li ha acquisiti nelle esperienze di vita che gli abbiamo offerto. Norme molto complesse di comportamento, come quelle dell’amicizia personale, dell’amore, dell’ambizione, della gelosia o dell’afflizione, sono infatti molto simili in vari animali e nell’uomo e, ci piaccia o no, svolgono una funzione nella conservazione della specie. Questo non significa che un cane sia felice o triste nello stesso modo in cui lo siamo noi, né nello stesso identico modo di un altro cane. Però significa che, noi come loro, abbiamo la capacità di modificare i nostri comportamenti, di gestire le nostre emozioni e di arricchire le nostre motivazioni. Possiamo imparare ad usare questo potere per migliorare il benessere del nostro cane e vivere meglio noi, costruendo una relazione di affidamento e di fiducia che permetta ad entrambi di andare oltre ai propri limiti.
Il ruolo attuale del cane nelle nostre vite è quello di animale prosociale, quello che ricerchiamo nel cane cioè, piuttosto che le sue utilità (difesa, guardia, caccia, ecc.), è soprattutto un compagno di vita con il quale instaurare una relazione. Per farlo dobbiamo saper comunicare correttamente con una specie diversa dalla nostra e accreditarci agli occhi del cane come suoi referenti autorevoli e credibili, conoscendo le sue specificità di animale diverso da noi, offrendogli un ruolo e un posizionamento sociale all'interno della nostra famiglia ed essendo consapevoli dei nostri doveri educativi e di benessere psico-fisico nei suoi confronti. La relazione uomo/cane, perché possa portare beneficio ad entrambi, deve essere in equilibrio, il che significa che tutte le dimensioni di cui si compone devono essere conosciute, funzionanti e il più possibile bilanciate tra di loro, come un corpo umano che ha bisogno che tutti i suoi organi funzionino armonicamente per sentirsi bene. Sono sei le dimensioni che formano la relazione con il cane. Comprendono la sfera del gioco, che include attività performative, cognitive e i giochi comici; la dimensione del conoscere: il mondo esterno al quale approcciarsi senza spavalderia e senza paura e se stesso con i propri limiti di cane, per essere equilibrato e sentirsi adeguato nella vita insieme agli umani; la dimensione affettiva, cioè il prendersi cura dell'altro e le dimostrazioni di affetto; la dimensione del piacere, che riguarda l'orgoglio di mostrare il proprio cane e di ammirarne l'aspetto fisico e le doti caratteriali; le attività sociali svolte in esterno con il proprio cane, performative e collaborative, dalle gare alle passeggiate; la dimensione affiliativa che si interseca con le motivazioni per cui abbiamo scelto il cane. Quando le dimensioni della relazione non sono bilanciate si produce una deriva, che può generare comportamenti indesiderati quali iper attaccamento, ansia, aggressività, deficit nel controllo emotivo, errato posizionamento gerarchico e, più in generale, fa sì che il rapporto con il cane non sia più un piacere per entrambi ma somigli sempre di più a un compromesso.
L'anamnesi effettuata con la collaborazione di tutti i componenti della famiglia consente di analizzare cosa non va nella relazione con il cane, individuando le cause dei comportamenti indesiderati e diagnosticando i disturbi manifestati, per formulare una terapia cognitivo-comportamentale che permetta di correggere, con percentuali di miglioramento da indicare caso per caso, i comportamenti indesiderati. Seguendo le indicazioni terapeutiche, i membri della famiglia si adoperano per modificare i loro comportamenti nei confronti del cane attraverso un cambiamento reale, che egli possa leggere come una vera e propria svolta rispetto alla situazione precedente, tanto netta e chiara da indurlo a modificare i propri comportamenti, che, per quanto negativi ai loro occhi, per lui sono corretti poiché li ha sviluppati su una base adattativa e rappresentano parte del suo bagaglio culturale. Affinché il cane possa essere motivato ad un cambiamento tanto radicale è necessario che il nuovo posizionamento dei familiari umani nei suoi confronti sia inequivocabile, in quanto basato sulla loro sincerità emotiva. Questo perché i cani, possedendo la capacità di leggere il nostro stato d’animo per via chimica, percepiscono inevitabilmente se manifestiamo comportamenti non in linea con la direzione del nostro cuore. Le indicazioni correttive date al cane saranno quindi sempre spontanee, comprensibili per lui e coerenti con la terapia. Agli occhi del cane, gli umani devono risultare credibili nel loro nuovo ruolo di docenti a cui riferirsi per ricevere indicazioni, di cui fidarsi per sperimentare il cambiamento e a cui affidarsi per andare oltre ai suoi limiti. Il ruolo e il rango del cane nella casa viene riposizionato attraverso l’applicazione di un complesso di regole, che gli offrano delle certezze nella sua routine quotidiana e nella relazione con gli umani, da adottare tutte insieme e da tutti i membri della famiglia. La parte sistemica, che consente di bilanciare la relazione tra il cane e gli umani e di costruire una referenza con l'obiettivo di fornirgli una guida normativa, viene accompagnata da interventi diretti alla psicologia dell'animale riferiti agli specifici disturbi riscontrati.